Se dai miei versi strappi le rose – poesie e musiche dall’inferno del Kurdistan

Note di sala
La poesia kurda è una brezza delicata che d'improvviso si fa vento impetuoso e spalanca senza remore la porta che nasconde le sofferenze devastanti della sua gente. Palesa spietatamente la tortura fisica a cui questo popolo è sottoposto: ogni persona kurda ha, o ha avuto, almeno un familiare ucciso o incarcerato, anche solo per aver cantato nella propria lingua; palesa la tortura dell'anima: la negazione dell'identità, dell'esistenza. Sostiene con tenacia la lotta dei partigiani che combattono per la libertà; spia tra le sbarre del carcere durissimo e nell'ultimo sguardo dei condannati a morte... Quindi ritorna brezza leggera e culla bambini che non conosceranno infanzie; racconta l'amore, l'amore per le persone, per la terra... L'amore, unica luce del loro mondo devastato... Unica luce "nell'oscurità di anguste celle", dove, appunto, insieme alla Resistenza, nasce la loro Poesia. G. V.